GDPR e creatività: strumenti di legal design
L’Autorità Garante per la protezione dei dati personali lancia un contest per promuovere l’utilizzo di strumenti di legal design nelle cd. informative privacy.
La sfida consiste nell’individuazione di icone, simboli o altri elementi di natura grafica al fine di migliorare la comunicazione verso gli interessati degli obblighi informativi previsti dal GDPR.
L’adozione di elementi visuali di immediata percezione risponde alla necessità di rendere trasparente, chiara ed intelligibile l’informativa cioè il documento tecnico giuridico indirizzato alle persone fisiche, per spiegare finalità e modalità di trattamento, diritti esercitabili ed in generale fornire ogni informazione necessaria al corretto trattamento dei propri dati personali.
La disciplina GDPR tutela infatti le libertà ed i diritti degli interessati, richiedendo un’applicazione sostanziale dei principi in essa sanciti e non una mera compliance documentale di natura formale.
Le tecniche di legal design diventano quindi un must have per semplificare il testo tecnico e renderlo maggiormente comprensibile. Se fino a qualche anno fa le icone erano considerate un nice to have (elemento grafico accessorio e aggiuntivo) privo di pregio giuridico, il GDPR (art. 12) ed il Garante (con questa iniziativa) le inseriscono a pieno titolo tra gli strumenti necessari ai fini della trasparenza ed intelligibilità delle informazioni rese alle persone fisiche a tutela dei propri diritti.
Un notevole passo in avanti che rende evidente come discipline da sempre considerate distanti (diritto e in generale tecnologia) siano fortemente interconnesse: dal design alla comunicazione, con attenzione particolare all’user experience human centered e all’adozione di strumenti “gamificati” per i più giovani.
Il diritto si contamina oggi di creatività, comunicazione visuale, semplificazione accurata mai banale e di nuovi slanci eterogenei per elevare la capacità pervasiva delle norme di entrare nella nostra vita quotidiana.
Una rivoluzione culturale.
Pagamenti digitali in criptovaluta, la sfida di Paypal
Alcuni sottovalutano la capacità della blockchain di trasformare il settore dei pagamenti digitali.
Dopo la forte crescita delle transazioni crittografiche, Paypal - che attualmente serve 360 milioni di possessori di wallet in app - apre ad opportunità future, implementando i propri servizi con l'utilizzo della tecnologia blockchain.
PayPal è entrata nel capitale della startup Taxbit che si occupa di transazioni crypto e, più nello specifico, del calcolo delle tassazioni delle predette transazioni, secondo quanto determinato dalle norme in vigore negli USA, principale mercato di riferimento.
Per questo motivo, consapevole dell'enorme potenziale in questo ambito, PayPal sta investendo in Taxbit insieme ad altri pionieri in criptovalute.
La società di elaborazione dei pagamenti tra le più note al mondo ora scommette sull'uso massivo delle valute digitali dato che, già con la sua applicazione ne può permettere un'adozione user friendly da parte dei suoi clienti e di conseguenza anche delle istituzioni coinvolte nei pagamenti in tutto il mondo.
PayPal mira ad avanzare sia come mezzo di pagamento aggiuntivo per prodotti sia come mera compravendita di criptovalute per i possessori di portafogli.
Per stare al passo dell'evoluzione tecnologica, PayPal sta gradualmente diversificando le attività nel mercato delle valute digitali ormai in rapido sviluppo. Le sue finanze sono già state potenziate dai servizi di trasferimento di denaro online, alternative elettroniche ai metodi analogici tradizionali ed ora mira ad aumentare ancora i ricavi attraverso l'uso delle criptovalute.
NFT e Arte: numeri da capogiro
Dopo la notizia della vendita per 69,3 milioni di dollari della prima opera digitale messa all’asta da Christie’s Everydays: the first 5000 days di Mike Winkelmann (in arte Beeple) è letteralmente esplosa la curiosità verso i Non Fungible Token.
Se l’opera nativa digitale si può incorporare nel token rendendo di fatto tutti i successivi passaggi di facile verifica; l’opera creata nel mondo fisico, solo successivamente associata al token, pone temi aperti di non facile soluzione. Come in ogni solco di opportunità c’è chi, avendo compreso la portata innovativa di questi strumenti, ne ha fatto speculazione a danno dell’arte stessa.
Emerge un tema: l’urgenza di identificare la cornice normativa di tutela dell’opera d’arte che acceda a NFT ed in particolare le tutele a favore dell’autore nella doppia ipotesi prospettata.
Una sfida avvincente.
Sono solo canzonette? L'NFT di Elon Musk
Elon Musk, noto imprenditore visionario naturalizzato statunitense, si sta prodigando nel lancio sul mercato del suo primo NFT. Si sa solamente che conterrà, udite udite, un brano musicale.
Al dì la della operazione commerciale, speculativa e di immagine che sta mettendo su, al grido di “Ci sono anche io!”, molte sono le questioni che rimangono aperte sul contenuto dello smart contract posto all abase dell'NFT.
Cosa conterrà lo stesso oltre il brano musicale?
Quali diritti saranno riconosciuti in capo a chi?
Chi sarà il proprietario?
Chi potrà sfruttarlo?
Diventerà un asset finanziario o speculativo?
Il tema del contenuto dell'NFT è dirimente e di vivo interesse perché genera implicazioni di carattere giuridico dalle quali non è possibile prescindere.
Forse nel caso del buon Elon non avremo accesso a tutti questi (meta)dati ma, per chiunque abbia intenzione di ripercorrere le sue orme, le questioni restano aperte.