L'IBSI tra prospettiva e perplessità
E' di ieri la presentazione del progetto IBSI (Italian Blockchain Service Infrastructure) finalizzato alla realizzazione di un'infrastruttura, tutta italiana, per lo snellimento e l'efficientamento della pubblica amministrazione, attraverso l'uso del protocollo blockchain.
Numerosi i relatori che hanno esposto le metodologie di creazione dell'infrastruttura by design compliant al GDPR, le caratteristiche principali e le dinamiche di funzionamento.
IBSI apre le porte agli stakeholder della pubblica amministrazione ed in un secondo momento anche a privati. Diversi i progetti in pancia dell'amministrazione tra i quali, quelli in fase più avanzata, parrebbero connessi alla gestione da parte del GSE delle forniture elettriche e al progetto relativo alla notarizzazione e portabilità dei titoli di studio. In scia anche altri progetti tra i quali il reddito di cittadinanza, wallet per self-sovereign identity, benefici per disabili e certificazione dei test immunologici. In linea di principio l'innovazione apportata da IBSI con l'uso della blockchain sembrerebbe delineare la strada giusta per garantire processi più trasparenti, sicuri, maggiormente decentralizzati e fruibili in modo rapido da tutti i cittadini.
Su questo ultimo punto sussistono alcune criticità: IBSI è stata presentata come “blockchain” permissioned, ossia qualcosa che ha ben poco a che fare con la tipologia di blockchain utilizzata da bitcoin (a tutti gli effetti una permissionless interamente pubblica e decentralizzata).
Forse sarebbe più corretto definire IBSI come DLT, il cui controllo è garantito da (soli) 36 nodi trusted che esprimono il loro consenso (con la verifica e validazione delle trascrizioni sul registro), attraverso una “proof of authority”, così definita.
Un'architettura chiusa e legata ad un numero ristretto di player del mondo della pubblica amministrazione sicuramente potrà garantire una buona scalabilità del sistema e forse, implementando i nodi, anche una migliore efficienza, ma è di certo lontano dai principi di democratizzazione, identità sovrana e decentralizzazione del controllo.
E' auspicabile una concertazione del progetto IBSI tra i molteplici stakeholder, mantenendo saldi i principi già fissati in sede europea in seno al progetto EBSI.
Paypal ed i surrogati dei bitcoin
Paypal si appresta a rendere accessibile ai suoi utenti la modalità di acquisto e pagamento tramite cryptovalute. A breve offrirà la possibilità di comprare Bitcoin, Ethereum, Litecoin e Bitcoin Cash all’interno della sua piattaforma e di utilizzarli per effettuare pagamenti.
Un’osservazione sul punto.
Paypal non aprirà alcun address wallet ai propri clienti, ma utilizzerà un’applicazione di terze parti per guadagnare sugli spread dei cambi (tutto qui).
Paypal è collegata a Paxos, dalla quale riceve i rate sulle principali criptovalute, per poi applicare un ulteriore spread sull’acquisto e la vendita.
Non sarà quindi possibile trasferire da un wallet ad un altro le criptovalute e forse neppure scambiarle con gli altri utenti di Paypal. Le stesse criptovalute, di cui non abbiamo la custodia né il possesso, potrebbero essere solo virtuali. I
Insomma, un giochino per adulti sedicenti avanguardisti nell’animo, che vogliono provare l'ebrezza del bitcoin.